La psicoterapia per prepararsi a essere mamma (prima parte)

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Gli studi di psicologia fetale attribuiscono un’importanza sempre maggiore al legame psichico che si crea tra la madre e l’embrione/feto fin dal momento della fecondazione e evidenziano che il futuro bambino ha maggiori possibilità di svilupparsi in modo armonioso e sereno tanto più la madre ha elaborato i suoi conflitti profondi. Sempre più spesso perciò le donne che intendono iniziare una gravidanza (o già incinte) sono invitate a intraprendere un percorso psicoterapeutico per creare al nascituro il miglior terreno su cui svilupparsi.

Per sfatare l’assunto comune che la psicoterapia sia solo un metodo di cura per persone con problemi psichici e per cercare di spiegare come avviene un percorso di psicoterapia analitica*, daremo qualche chiarimento su cosa capita in seduta e in che modo il discorso dal terapeuta si differenzia da quello che si fa in altre situazioni, anche se si esprimono gli stessi problemi.

Nella psicoterapia analitica si  chiama seduta l’incontro tra il terapeuta e il suo cliente.**

Si svolge con il primo seduto in poltrona a qualche metro di distanza dal secondo, allungato su un divano, in posizione comoda e rilassata. La seduta è “l’unità di misura” della psicoterapia analitica, ha una durata che va dai 45 minuti all’ora e mezza, e una frequenza di 1 o 2 volte alla settimana per un periodo di tempo che varia da alcune settimane a alcuni mesi.  Alla persona allungata sul divano viene chiesto di raccontare la storia della sua vita, sia delle cose realmente avvenute che di quelle desiderate, immaginate, sognate. Di raccontarla lentamente, come se vedesse le scene e le persone di cui parla proiettate su uno schermo; di raccontarla senza tralasciare i dettagli, ma anzi descrivendoli, anche se possono apparire insignificanti. In seduta non si tratta di comunicare qualcosa  all’altro, ma di raccontare se stessi a se stessi con le parole, dando cioè voce a quei pensieri che spesso non sono stati verbalizzati o che non hanno mai trovato il modo di essere elaborati. Mentre la persona parla il terapeuta l’ascolta con neutralità e benevolenza (cioè senza giudicare né valutare) pronto a accogliere, oltre ai suoi pensieri, anche le manifestazioni emotive che li accompagnano (lacrime, singhiozzi, risate, rabbia). Infatti gli argomenti che più fanno soffrire richiedono uno sfogo: spesso si tratta di cose tenute dentro da tempo, che hanno bisogno di essere espresse senza interruzione, con la possibilità di essere ripetute, contraddette, negate, riviste da un’ottica diversa. Ed è proprio questo che ci si può concedere in seduta: raccontare i fatti della propria vita come si vuole, fin dove si vuole, senza essere interrotti da domande, senza ricevere consigli né parole di consolazione per il dolore che si prova. Il terapeuta è lì per dare la sua incondizionata disponibilità ad ascoltare l’altro, per aiutarlo a portare un fardello che gli pare troppo pesante, per farlo sentire libero di esprimersi senza dover salvare la sua immagine sociale. Quello che capita in seduta resta in seduta, costituisce un materiale che poco per volta verrà ripreso, ripetuto, approfondito, dettagliato; soprattutto, man mano che il lavoro procede, verrà associato ad altre situazioni che permetteranno di ampliarlo, e di cominciare a rendersi conto che gli episodi della propria storia sono molto più legati gli uni agli altri di quanto ci si possa immaginare.

Un lavoro di questo tipo, basato sulla presenza neutra del terapeuta che, senza fare commenti interviene soltanto per indicare alla persona come entrare maggiormente nei dettagli, ha la finalità di aiutarla a affrontare i conflitti attuali e a svincolarli dal carico che viene da situazioni simili non elaborate in passato; di metterla in grado di prendere da sola le proprie decisioni, le proprie responsabilità, e di insegnarle a camminare con le proprie gambe.

*La psicoterapia analitica si basa sulla teoria psicoanalitica, ma la frequenza delle sedute e la durata del trattamento sono molto inferiori a quelle di una psicoanalisi

** Viene usato il termine cliente e non paziente che implica uno stato di malattia

Dott. M. Marcone   Milano

www.marcellamarcone.it