Influenza degli aborti sul malessere del post partum

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Spesso ci si rende conto che le gravidanze portate a termine dopo uno o più aborti sono condizionate da questi eventi che le hanno precedute, non solo per quanto riguarda la qualità dell’investimento sul bambino, ma anche per l’intensità del malessere che condiziona la mamma nel periodo del post partum.

Le difficoltà a portare avanti una gravidanza infatti celano dei conflitti profondi, onto e filogenetici, legati in particolare ai rapporti che la donna, quando era bambina, ha vissuto con la madre, il padre, i fratelli e le sorelle. Questi conflitti sono inconsci, ossia appartengono a quella parte della mente che non è possibile conoscere con la razionalità e la logica, ma che costituisce il motore che spinge in una direzione o nell’altra a prescindere dalla volontà del soggetto. Proprio per questo motivo sarebbe importante che dopo un aborto la donna potesse lavorare su se stessa, per cercare di elaborarli, ossia di diminuirne l’intensità che potrebbe manifestarsi con altre situazioni spiacevoli, come un successivo aborto. Tuttavia anche nel caso in cui non compromettano la capacità procreativa, tanto che all’aborto/i segue  la nascita di un bambino, restano latenti e trovano facilmente una via di scarica nel periodo del post partum.

Si tratta di un momento fisiologicamente difficile, in cui i cambiamenti di vita che un neonato richiede avvengono quando la donna è particolarmente fragile perché deve accettare la separazione dal bambino che non è più una parte di se stessa e deve ritrovare la sua nuova identità, diversa da quella di gravida e da quella che aveva prima della gravidanza.

Spesso il malessere vissuto dalle donne dopo uno o più aborti (spontanei o volontari), trascurato in quei frangenti, si ripresenta in modo particolarmente intenso dopo la nascita del bambino. Il puerperio infatti rappresenta la cartina di tornasole della conflittualità legata alla maternità, presente in ogni donna ma con intensità diversa, tanto che in certi casi i sintomi possono diventare così dolorosi e invalidanti da dover essere finalmente presi in considerazione Probabilmente se la loro elaborazione avvenisse  dopo il primo aborto, queste neomamme vivrebbero in modo diverso le future gravidanze. Soprattutto i loro figli avrebbero un rapporto diverso con la mamma già a partire dalla vita intrauterina. La psicoprofilassi infantile infatti inizia da prima del concepimento, attraverso la preparazione di un “ambiente materno” meno conflittuale dunque più adatto a ospitare un embrione /feto e a occuparsi poi di un bambino.