Sterilità e infertilità

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[vc_message message_box_color=”vista_blue”]Spesso i termini sterilità e infertilità vengono confusi e usati come se fossero sinonimi per indicare l’incapacità procreativa di una coppia. Bisogna invece distinguere il diverso concetto espresso dalle due parole: si parla di infertilità quando la coppia è in grado di concepire ma non di portare a termine la gravidanza per motivi diversi: aborti spontanei, malformazioni fetali richiedenti un’interruzione medica della gravidanza, morte del feto in utero, ecc.; di sterilità quando la coppia dopo almeno un anno di rapporti liberi non riesce a concepire (sterilità primaria), o non riesce più a concepire dopo aver portato a termine una o più gravidanze.[/vc_message]

STERILITA’ PRE-PRIMARIA

Possiamo definire “sterilità pre- primaria” l’impossibilità di certe donne a “provare” a procreare. Si tratta di una situazione che solo sporadicamente è legata a patologie (o asportazione) degli organi riproduttivi: nella maggior parte dei casi riguarda donne sane che nella loro vita non hanno mai avuto la possibilità di provare a concretizzare il desiderio di avere un figlio: sole o in coppia, queste donne, arrivate all’età della menopausa rimpiangono il figlio che ormai non possono più avere e si chiedono se sarebbero state capaci di diventare mamme. I motivi per cui non hanno mai tentato di restare incinte sono molteplici e non riguardano il rifiuto della maternità ma diverse circostanze di vita: un’attività sessuale molto scarsa o addirittura inesistente, l’incapacità di stabilire una relazione seria e duratura, la consuetudine a vivere rapporti ambivalenti e discontinui inconciliabili con una vita familiare, la relazione con uomini sposati che mai avrebbero lasciato la loro famiglia, il mancato incontro con qualcuno che coinvolgesse al punto da convincerle a costruire con lui una famiglia, l’ eccessiva differenza di età dal compagno, la paura di affrontare la vita da ragazza-madre; oppure un interesse così intenso per la propria crescita personale e di carriera da indurle a rimandare a oltranza il tentativo di restare incinta. L’obiettivo di realizzare se stesse può far passare in secondo piano, o almeno rinviare, non solo il desiderio di diventare madri, ma anche la ricerca di un compagno adatto per concepire un figlio.

Sembra quasi che certe donne, senza rendersene conto, si mettano ripetitivamente in situazioni che impediscono loro di saggiare la propria capacità procreativa, come se le circostanze esterne avverse costituissero una barriera, una difesa, in grado di proteggerle da un’ immotivata “angoscia di fallimento”.

La caratteristica che le accomuna è lo stato depressivo in cui entrano al sopraggiungere della menopausa, che sancisce la fine della possibilità di procreare. Spesso arrivano a questo irrimandabile appuntamento con la vita quasi senza accorgersene, in ottimo stato di salute, impegnate in attività coinvolgenti, gratificanti, sulle quali hanno puntato tutte le loro energie e aspettative.

Quando la menopausa sopraggiunge, è come se costoro si rendessero conto di aver irrimediabilmente perso la possibilità di realizzare un desiderio di cui erano più o meno consapevoli, perché il tempo è scaduto. In alcuni casi questa constatazione innesca un malessere esistenziale profondo, che in realtà non nasce in quel momento e solo per quella ragione, ma ha delle radici lontane, che non sono mai state affrontate ed elaborate in modo approfondito.

Radici che risalgono all’infanzia, perché è in quel periodo della vita che nasce il desiderio di avere un figlio.

Desiderio complesso che riguarda il rapporto della bambina con i suoi genitori e con la sua femminilità; desiderio fisiologico se vive una situazione edipica in cui l’intensità dell’aggressività per la madre e dell’amore per il padre non sono drasticamente censurati, perché non le creano sensi di colpa così forti da non poterli sopportare; desiderio comunque irrealizzabile al momento in cui sorge, che subisce una profonda rimozione, ossia che viene dimenticato e sepolto nel profondo di se stessa, anche se non deprivato della sua carica energetica. Infatti quando le condizioni fisiologiche gli danno la possibilità di realizzarsi (a partire dall’adolescenza in cui la funzione procreativa diventa possibile), l’ambivalenza e l’intensità che lo avevano caratterizzato si ripresentano e gli impediscono di realizzarsi.