Prospettive dall’interno: storia di un bambino nell’utero

4
508

Calore, umidità, musica, profumo di buono, buio; pace, culla, sensazione di protezione, accudimento… questo è quello che percepisco, non sento altro, vivo la maggior parte del mio tempo così.

E’ questa la vita? Questo significa essere vivi? Spero di si, ma temo di no; ho sentito parlare di “nascita” e di parto, chissà cosa significa!

L’idea di dover lasciare questo luogo sicuro mi preoccupa e ho paura; qui sento che la mamma mi ama e mi chiedo se anche fuori da questo nido lei sarà sempre con me…Non credo di poterne fare a meno.

Chi mi nutrirà, chi mi dondolerà e chi mi farà sentire questo stato di costante benessere?

Ho ancora tanti dubbi dentro di me e non so cosa pensare; al momento cerco di godere di questo istante e sperare che sia l’eterno.

Ho ricordi nebulosi di come e quando sono arrivato in questa grotta, che chiamano utero e che dovrebbe essere la pancia della mia mamma.

Come ho fatto ad entrare? La porta di accesso sarà la stessa di quella di uscita? Se chiudo gli occhietti mi torna in mente una forte luce e un senso di fusione difficile da descrivere. Da quel momento in poi è stato tutto così veloce e preciso: sentivo le mie cellule duplicarsi, moltiplicarsi, crescere e formare delle parti di me.

Si forma tutto con un rigore scientifico, in modo sequenziale e con dei ritmi precisi; sembra che nulla sia lasciato al caso e che tutto sia coordinato da un sapiente direttore d’orchestra, che riesce a far sembrare un miracolo, la cosa più naturale che ci sia.

I miei tre foglietti embrionali, nel tempo si sono trasformati e io mi sono evoluto da girino a bambino, nell’arco di qualche settimana.

Sento le ossa, i tendini, i muscoli che si formano; sento i miei organi che si creano e tutto che armonicamente si organizza come in una danza; i sensi si acutizzano e mi permettono di percepire: col tatto sento questo liquido caldo che mi avvolge, è meraviglioso nuotarci dentro, anche se diventa sempre più difficile perché gli spazi si riducono, o forse sono io che sto crescendo. Il gusto e la vista credo si perfezioneranno quando sarò fuori di qui, al momento sento comunque sapore di buono e vedo tutto scuro, tranne a volte in cui mi sembra di percepire qualche ombra più chiara. Ma l’udito, quello già funziona bene: sento le canzoni preferite della mamma, la sua dolce voce e a volte anche quella di un uomo, la riconosco perché è più bassa e mi trasmette sicurezza, credo sia il mio papà.

Sono combattuto dal desiderio di conoscerli, sapere come sono e come sarà la mia vita, e la paura di uscire da questo luogo, che se pur ogni giorno più stretto, mi fa sentire tranquillo e sereno.

Certo, non sempre è così…è capitato che sentissi la mamma piangere, era preoccupata per qualcosa e io mi sono agitato molto; oppure quella volta che ho sentito un tonfo e ho fatto tante capriole, quando lei era caduta dalle scale, ho veramente avuto tanta paura.

Forse i miei genitori non si rendono realmente conto di quanto io possa già riuscire a sentirli, e non intendo solo con le orecchie, che mi permettono di ascoltare musica e chiacchiere che provengono da quel misterioso mondo esterno….mi riferisco anche al sentire col cuore.

E’ una sensazione un pò difficile da spiegare, ma potrei giurare di percepire gli stati d’animo della mamma e delle persone che le stanno accanto.

Lei è il mio diapason e io sento di entrare in sintonia con ciò che vive; a volte vorrei farle una carezza sul viso e dirle di stare tranquilla, che andrà tutto bene, che sarò un bambino sano e gioioso e che diventerò un adulto equilibrato e consapevole, finché arriverà il giorno in cui sarò io ad occuparmi di lei.

Non so bene da dove arrivo, alcuni sostengono che l’acqua in cui galleggio si chiama liquido “amniotico”, perché crea una sorta di amnesia da ciò che mi appesantirebbe ricordare; non so nemmeno dove andrò e ho paura di ciò che non conosco….ma  nel mio profondo sento una spinta verso questa nuova avventura e non vedo l’ora di scoprire cosa mi riserva il futuro.

E mentre mi concedo queste riflessioni filosofiche sento che qualcosa già sta cambiando:

sento un istinto irrefrenabile a incanalarmi in questo stretto e buio tunnel, l’acqua sta decisamente diminuendo e questa sensazione di asciutto non mi piace, fuori sento voci che gridano, la mamma sembra soffrire molto….insieme lottiamo per superare questo difficile momento.

Addio nido sicuro, ti porterò per sempre dentro di me.

La mia testolina ora è uscita dalla porta, ancora un paio di spinte e sguscio decisamente fuori dal mio luogo sicuro; c’è troppa luce, troppo freddo, troppo rumore….non mi piace per nulla… e quest’aria che entra dalle mie narici mi fa sentire un forte bruciore. Piango disperatamente….forse così mi riporteranno dentro in qualche modo!

Per fortuna mi appoggiano sul petto della mia mamma…ora si che torno ad essere sereno, riconosco il suo odore e il battito del suo cuore che mi ha fatto compagnia per tutti questi mesi; lei piange, mi guarda con amore e incredulità, forse non le sembra ancora vero. Accanto a lei c’è un uomo, le da un bacino sulla fronte e poi conta le ditine delle mie mani e dei miei piedi.

Socchiudo gli occhi, mi godo le coccole, mi sento amato….Forse anche in questo mondo non si sta poi così male!

Mi sento come Platone uscito dalla caverna: non più ombre, ma solo vita vera!

Grazie

Eleonora Lamorte

www.eleonora-naturopata.com