Pablo Picasso Maternità

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MATERNITA’ (1905) di Pablo Picasso (1881 -1973)

Del dipinto non si conoscono le dimensioni né a quale collezione privata appartenga.

Solo in una delle opere  più note, la Maternità del 1905, Picasso sembra approdare alla trattazione diretta dell’argomento. L’opera rappresenta in primo piano una giovane donna che allatta il suo bambino. Madre e figlio sono avvolti e uniti nello stesso scialle, Del piccolo si scorgono solo la testa e una manina appoggiata sulla mammella destra della madre. Si intuisce che il piccolo sta succhiando il latte con voluttà. La madre ha il capo chinato verso destra e gli occhi socchiusi. I capelli sono raccolti in uno chignon ornato da un fiore dello stesso rosa tenero dello scialle. Al dito medio della donna si nota un anello con una pietra ovale verde. I lineamenti della donna sono sottili e le mani sono lunghe e affusolate. Le figure sono dipinte nelle tonalità di rosa e grigi su uno sfondo blu-grigio indistinto che non è né cielo, né mare, né parete, ma è funzionale alla rappresentazione della maternità in se stessa. E’ come se il male oscuro del vivere, l’angoscia legata al futuro in un mondo di miseria e squallore, la profonda tristezza degli sguardi fossero superati e lontani. Madre e figlio si amano in modo incondizionato e costituiscono un’unità inscindibile. Si donano l’uno all’altra in una fusione completa al punto che le figure rappresentate sulla tela sembrano tridimensionali e la giovane donna – forse un’acrobata del circo amata dall’artista? – assurge al livello dell’immagine classica, universale ed eterna della maternità.

Pablo Picasso nasce a Malaga nel 1881 e inizia giovanissimo a disegnare. Dalla seconda metà degli anni ’90, partecipa alla vita intellettuale di Barcellona, dove la famiglia si era nel frattempo trasferita, partecipa a tutte le correnti d’avanguardia, lavora con frenesia e sperimenta varie tecniche, come presentendo la sua vocazione di innovatore assoluto dell’arte contemporanea.

Dopo un primo soggiorno a Parigi nel 1901 torna più volte nella capitale francese dove sì stabilisce a partire dal 1904. In questi anni le sue opere, che ripropongono nei temi espressioni dolenti di tragiche condizioni umane e sociali, sono caratterizzate da un disegno stilizzato e pungente, da un’intonazione monocroma blu che definisce duramente i volumi (periodo blu). Dal 1904 acrobati, suonatori ambulanti e personaggi legati al mondo della Commedia dell’Arte fanno la comparsa nelle sue opere, con note di tenera malinconia, mentre il blu è sostituito da tonalità grigio-rosa (periodo rosa).

Seguono anni di influenza sull’artista dell’arte africana che porta Picasso alla scomposizione dei  volumi della figura umana e al trattamento schematico dei piani. Anche sotto l’influenza di Cézanne Picasso approda al cosiddetto Cubismo, cioè alla rappresentazione simultanea in piano delle varie facce scomposte dell’immagine e al superamento della tradizionale contrapposizione dei piani immagine e sfondo. Queste prime esperienze che abbracciano anche la scultura, sono i presupposti della cosiddetta arte non oggettiva e precorrono l’astrattismo.

Dal 1915 ritorna per un certo periodo alla rappresentazione oggettiva con chiari riferimenti al classicismo di Ingres, mentre durante gli anni ’20 e i primi anni ’30 spesso si rivolge alla scomposizione cubista e allo studio di tutte le forme rappresentative dell’immagine, quali l’ingrandimento smisurato dei soggetti o la poetica surrealista. Dal 1929 al 1934, Picasso approda ad opere di alto valore espressivo in cui la deformazione diventa rappresentazione morale delle angosce e delle contraddizioni dell’uomo moderno.

Durante la guerra civile spagnola Picasso vive con forte impegno il dramma del suo paese e per un breve periodo è direttore del Museo del Prado di Madrid. La spietata denuncia degli orrori del fascismo e della guerra raggiunge i toni più alti nel quadro  Guernica, espressione dello sdegno più intenso dopo il bombardamento tedesco della cittadina basca, avvenuto nell’aprile del 1937. L’opera, la cui denuncia va oltre l’episodio contingente che l’ha originata, viene presentata nel padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937 e suscita profonda commozione e consensi. Anche durante la seconda guerra mondiale spesso appaiono simboli dell’orrore e del disorientamento come donne mostruosamente deformi e  nature morte scomposte.

Dopo la guerra, Picasso vive un periodo di distensione.  Iscritto al Partito comunista francese dal 1944, egli partecipa a varî congressi della pace ed esegue la famosa affiche con la colomba per quello di Parigi del 1949. Dal 1947 soggiorna a Vallauris sulla costa meridionale della Francia, dove si dedica prevalentemente alla ceramica, poi a Cannes e dal 1961 si stabilisce a Mougins dove trascorre il resto della sua vita e dove muore nel 1973.  Nella sua lunga vita, che è stata intensa anche dal punto di vista sentimentale, Picasso ha avuto da mogli e compagne diverse due figli maschi e due figlie femmine.

In età matura pur senza abbandonare la scomposizione violenta della forma, Picasso arriva a piegarla a esprimere affetti familiari, limpidi sentimenti umani. Con maggiore serenità ricerca nei miti classici e nell’antichissima tecnica della ceramica il senso profondo dell’anima mediterranea. Per tutta la vita Picasso mostra una capacità tecnica prodigiosa, e una dirompente forza creativa che lo porta ad un’attività incessante anche in età avanzata.

La produzione di Picasso è estremante vasta e spazia con uguale successo dalla pittura alla grafica e dalla scultura alla ceramica. Come tutti gli artisti Picasso è ritornato molte volte agli stessi temi. Le opere raffiguranti la maternità sono assai numerose e riflettono il percorso artistico dell’autore dalla figurazione all’astrattismo. In molti quadri dei periodi rosa e blu madre e figlio sono inseriti in scene di gruppo e sono funzionali alle stesse per rappresentare i temi del dolore, della povertà, dello sfruttamento che all’epoca Picasso stava trattando. Picasso non  rappresenta la maternità in sé e per sé, ma la usa per testimoniare la rappresentazione di una società ingiusta. Questo carattere “sociale” prevale anche quando essi sono gli unici soggetti del quadro.