Gustav Klimt Le tre età della donna

0
2266

Le tre età della donna

olio su tela, 180×180 cm, 1905 Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma

Il pittore Gustav Klimt (1862 – 1918) figlio d’un incisore boemo immigrato in Austria trascorse praticamente tutta la vita a Vienna. Frequentò la scuola di arte applicata dove con i fratelli e un amico fondò una “Società di artisti”.

Dal 1883 al 1893 eseguì in collaborazione con gli artisti della Società pitture decorative di ambienti di rappresentanza sia privati che pubblici. Alla morte del fratello e del padre, avvenuta intorno nei primi anni ’90 del XIX secolo, che caricò su Klimt la responsabilità di tutta la famiglia, seguì un periodo di profonda crisi e ridotta attività durato sei anni. In questo lasso di tempo si compì una radicale evoluzione stilistica sotto l’influenza di due artisti che godevano di grande popolarità nella Vienna di quegli anni, i simbolisti  Khnopff e Thoorop, dello studio dell’arte giapponese, che all’epoca veniva “scoperta” in Europa, e dei mosaici bizantini che Klimt studiò di persona a Ravenna.

Il nuovo periodo iniziò negli anni 1900-1903 con un’opera di carattere ufficiale, le figure per il soffitto delle facoltà di Filosofia, Medicina e Giurisprudenza commissionate dell’università di Vienna. Quando i pannelli, su cui Klimt aveva lavorato a lungo, vennero presentati ai committenti, essi, che si attendevano una sobria rappresentazione del progresso della cultura e si ritrovarono un turbinio di corpi sensuali, li criticarono aspramente, chiesero dei mutamenti, ma Klimt poco disposto alle concessioni, ritirò le opere e si rifugiò nella solitudine del suo studio. Noncurante delle critiche, l’artista continuò sulla sua linea e realizzò con lo stesso approccio il Fregio di Beethoven, affresco con intarsi di pietre dure e madreperla, sviluppato su tre pareti per una lunghezza totale di 34 metri, concepito per la quattordicesima mostra della Secessione Viennese e ora conservato nel Palazzo delle Secessione. Quel trionfo di immagini visionarie, enigmatiche, dionisiache che sottintende le angosce e le aspirazioni dell’uomo moderno, ma con un fondamento ancestrale, è una delle migliori testimonianze del genio provocatore di Klimt.

In seguito l’artista si allontanò dalla Secessione e per il resto dei suoi giorni condusse una vita modesta e schiva, lontana dai compromessi, tutta dedita all’arte e grazie a ciò esercitò sulle giovani generazioni di artisti un’influenza sia morale che stilistica. Fu per tutta la vita innamorato delle donne ed ebbe discrete, ma innumerevoli storie d’amore e benché non si sia mai sposato gli furono attribuiti quattordici figli.

I temi principali dei quadri di Klimt, furono la donna e i paesaggi. La donna, spesso rappresentata in pose intime e scabrose, era vista come oggetto di grande tensione passionale, ma al tempo stesso idealizzata fino a divinizzarla in pose ieratiche e ritrarla in forma calligrafica decorativa.

La pittura di Klimt mira a un’espressione raffinata, piena di sottintesi letterari e simbolici, al cui cerebrale estetismo si associano accenti di acuta sensualità. La sua ricerca di sottili ritmi decorativi di linee e di colori ebbe grande influenza per la formazione delle correnti astrattiste, e dello stesso Kandinskij.

Gustav Klimt godette di grande fama a Vienna e fu nominato membro onorario delle Università di Vienna e di Monaco.

Le tre età della donna, conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è un dipinto a olio su tela (180×180 cm) realizzato nel 1905 che vinse il premio all’Esposizione d’Arte Internazionale di Roma del 1911  e l’anno seguente fu acquistato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna dove è visibile tuttora.

Si tratta di un quadro della maturità di Klimt molto diverso sia per stile che per argomento dalle sue opere canoniche. Realizzato dopo la fine del periodo “aureo”, esso si rifà ancora alle decorazioni geometriche e musive, ma in modo meno totalizzante rispetto alle opere del periodo precedente. Le figure che occupano il centro del quadro non sono inserite in alcun contesto, ma metafisicamente appoggiate ad uno sfondo indefinito simile ad una parete di corteccia d’albero nella parte inferiore con due sezioni monocrome una marrone una arancione in quella superiore. Ciò può significare che la rappresentazione ha un valore trascendente sganciato da collocazioni storiche o geografiche contingenti. Siamo davanti alla visitazione delle tre fasi della vita femminile: l’infanzia, l’età adulta che coincide con il momento della maternità e la vecchiaia.

Non a caso il pannello con le figure occupa il centro geometrico del quadro come per mettere la donna al centro del mondo, lo sfondo delle figure è abbellito con decorazioni che ricordano sete raffinate e pietre preziose, attributi esteriori della femminilità.

Le tonalità dei colori non sono sgargianti e si intuisce alla prima occhiata la tensione verso un’intensa introspezione psicologica. Da destra a sinistra l’artista rappresenta il raggiungimento e l’approfondimento della coscienza di essere donna.

A destra dello spettatore di fronte la bambina, serenamente addormentata in braccio alla madre.

Al centro sempre di fronte la giovane madre con il capo reclinato come a proteggere la piccola e ad assorbirne il calore e la dolcezza in uno scambio intenso ed esclusivo di energia. La giovane madre è in uno stato di grazia, con il corpo snello, la pelle chiara, fiori e foglie tra i capelli di quel biondo rossiccio della maggior parte delle donne di Klimt. Si vedono chiaramente la tenerezza protettiva nella giovane donna e l’abbandono sicuro della bambina e si intuisce l’appagamento completo che solo una madre e la propria creatura possono provare.

A sinistra dello spettatore una donna anziana e sfiorita questa volta di profilo: il corpo è stanco, privo di grazia, le mani e le braccia recano i segni della fatica, il seno è svuotato e cadente, la pelle ormai disidratata rivela impietosamente tutte le vene. Il viso è nascosto da una capigliatura ingrigita. Immagino che l’artista abbia scelto la rappresentazione di profilo per aumentare la drammatizzazione della figura. La posizione della donna anziana fa pensare che essa se ne stia andando e lasci la scena, anzi la vita, alle altre due. La vita proprio intesa come maternità.