Raffaello Sanzio La madonna della seggiola

0
1252

La Madonna della seggiola  Olio su tavola, diametro 71 cm, Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze

Raffaello Sanzio (1483 – 1520) che fu pittore e architetto, nacque ad Urbino dove studiò dapprima nella bottega del padre Giovanni Santi anch’egli pittore e in seguito in quella di Pietro Perugino. Già in giovanissima età si affermò nel mondo artistico di Urbino per il grande talento.

Nelle opere dei primi anni fu influenzato della pittura tipicamente umbra del Perugino e del Pinturicchio, a cui seguì la tendenza sempre più chiara a distaccarsi dai motivi troppo decorativi dei maestri per una maggiore consistenza plastica nella costruzione delle figure. Il primo esempio grandioso di questa concezione costruttiva fu Lo sposalizio della Vergine attualmente conservato alla Pinacoteca di Brera.

Alla fine del 1504, intenzionato a studiare le opere di Leonardo e di Michelangelo, Raffaello si trasferì a Firenze. La sua evoluzione artistica nel corso del soggiorno fiorentino può essere ripercorsa esaminando i numerosi dipinti sul tema della Madonna con il Bambino. Ancora di ispirazione umbra è la Madonna del Granduca mentre alcune prove successive mostrano l’influenza di Leonardo (ad esempio La belle jardinière o la Madonna del Cardellino) e in seguito quella di Michelangelo sempre però mediate dalla suo straordinaria personalità portata alla morbidezza e alla mitezza delle figure. Nel 1508 si trasferì a Roma dove gli venne affidato l’incarico di affrescare alcune pareti della Stanza della Segnatura in Vaticano. Dopo queste opere, l’artista realizzò nel 1511 altre decorazioni delle Stanze Vaticane dipingendo nella stanza detta di Eliodoro. Contemporaneamente realizzò ritratti e altre scene sacre tra cui nel 1514 La Madonna della seggiola.

Proprio nel 1514 dopo la morte del Bramante, che aveva  progettato San Pietro, Raffaello fu nominato dal Papa responsabile della cura dei lavori per la costruzione della basilica e lavorò anche alla realizzazione delle logge del palazzo Vaticano nel cortile di San Damasco.

Questa sua attitudine alle opere architettoniche viene spesso posta in secondo piano ma in realtà costituisce una parte fondamentale dell’attività del genio cinquecentesco. Egli realizzò anche la cappella Chigi in Santa Maria del Popolo e studiò la facciata di San Lorenzo e del palazzo Pandolfini a Firenze. In questo campo, pur mantenendo l’astratta armonia compositiva tipica delle sue opere pittoriche, fu sempre influenzato dallo stile rigoroso del Bramante.

Raffaello morì a Roma nel 1520 a soli 37 anni ed è considerato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. La sua opera segnò un tracciato imprescindibile per tutti i pittori successivi e fu di vitale importanza per lo sviluppo del linguaggio artistico dei secoli a venire, dando vita tra l’altro ad una scuola che fece arte “alla maniera” sua e che va sotto il nome di manierismo.

La Madonna della seggiola

Al commento di quest’opera di Raffaello è necessario premettere che i pittori considerati fino ad ora, Frida Kahlo, Pablo Picasso e Gustav Klimt, sono esponenti del mondo artistico contemporaneo nel quale la committenza è rappresentata in gran parte da amatori, collezionisti, mercanti d’arti e galleristi. In ogni caso si tratta di opere a tema fondamentalmente laico. E’ noto, però, che la ritrattistica, la natura morta o la paesaggistica comparvero solo a partire dal XV secolo mentre in precedenza ad acquistare i quadri erano in primo luogo le entità religiose, la Chiesa in generale, dal papato agli ordini monastici, alle associazioni di carità e che dette opere erano destinate quasi sempre a luoghi di culto. Ciò spiega perché i soggetti non erano laici, ma strettamente mistici e la figurazione era condizionata da  antiche tradizioni. Si dipingevano episodi della Bibbia e dei Vangeli, agiografie, apologie di santi e beati e, naturalmente, la vita di Gesù e della Madonna. Queste opere dovevano corrispondere ad una iconografia formatasi nel corso di secoli rigidamente basata sulle descrizioni delle Sacre Scritture e dei Vangeli sia canonici che apocrifi.

La Madonna della Seggiola di Raffaello, il cui titolo deriva dalla spalliera in cuoio a cui si appoggia la Vergine, molto simile alle sedie usate dai papi, non si inserisce nell’iconografia canonica di questo tema. L’opera raffigura la Madonna col Bambino in  braccio e San Giovannino, che, un po’ arretrato come in segno di dovuto rispetto, con le mani giunte fissa la Mamma e il Figlio.

L’opera è stata commissionata nel 1514 a Raffaello che dal 1508 era a Roma per realizzare la decorazione ad affresco delle stanze vaticane. Il committente fu Papa Leone X, uomo colto e appassionato d’arte, che intendeva donarla a parenti fiorentini, come testimonia la forma circolare, non frequente all’epoca, e la dimensione contenuta che fanno pensare che essa sia stata concepita per una specifica ambientazione privata.

La leggenda vuole che Raffaello si sia ispirato ad una scena intravista a Velletri dove incontrò una popolana che coccolava il suo bambino e ne fu colpito. Le figure dell’opera hanno una struttura circolare e sembrano ruotare intorno al centro costituito dal gomito del Bambino. La naturalezza della posizione della madre e del piccolo è lontana da ogni cognizione aristocratica dell’agiografia mariana. Le vesti della Madonna sono quelle di una semplice popolana. Il sentimento di affetto che traspare dalla vicinanza dei corpi della madre e del bambino non assume sacralità, ma si manifesta in un gesto palese di affettuosa protezione come era all’epoca caratteristico nelle classi minori. La figura del piccolo Giovanni bilancia la composizione e riempie un vuoto dal punto di vista visivo, ma rimane estranea al coinvolgimento affettivo che lega le altri due personaggi e ne sottolinea l’intensità e l’esclusività.

Raffaello perse la madre a undici anni e in quest’opera si legge la sua nostalgia per la dolcezza dell’affetto materno.

In una visione moderna e magari influenzata da aspetti medici e psicologici la struttura circolare e circoscritta e l’intima fusione delle due figure non può che richiamare alla mente la condizione del bambino nel ventre della madre durante la gravidanza.