La difficoltà delle neomamme a “concedersi” del tempo

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Oggi l’età media delle mamme si è notevolmente alzata perché, grazie ai metodi contraccettivi, la gravidanza viene rimandata fino al momento in cui ci si sente pronte per affrontare la vita da genitore. Questo processo è notevolmente influenzato dalla propria situazione lavorativa, che deve essere “stabile” per cercare una gravidanza, e non deve essere tralasciata per troppo tempo dopo la nascita del bebé. Ma è solo questo il motivo per cui si fa la “mamma a tempo pieno” per il più breve tempo possibile? La ragione principale, pur difficile da esprimere, non è invece che stare vicino a un neonato costa fatica e a molte non dà le soddisfazioni che si aspettavano?.

Nella nostra società, caratterizzata dalla frenesia di ottenere le cose senza saperle aspettare, di bruciare le tappe, di fare fronte a mille impegni contemporaneamente, si cerca dunque di affrettare il tempo di crescita dei bambini. Si pensa infatti che fare svariate esperienze fin dai primi mesi di vita permetta loro di maturare e di rendersi più indipendenti prima. In realtà non tenere in considerazione i loro ritmi, nella speranza di non perdere i propri, porta esattamente al contrario.

Anche se siamo nel terzo millennio, come non si sono accorciati  i tempi della gravidanza cosi non sono diversi né per i neonati né per le mamme. quelli di “adattamento” alla vita e al proprio ruolo. Allevare un bebè infatti significa modificare i propri ritmi per accordarli inizialmente ai suoi. E’ un modo per conoscerlo, per capirlo, per esprimergli contenimento e disponibilità. Solo quando ci si è sintonizzate sui suoi tempi diventa possibile cercare, poco per volta, senza fretta, di cominciare ad abituarlo ai propri ritmi.

Il primo requisito richiesto a una mamma che desideri essere  “sufficientemente buona”, come dice Winnicott (pediatra e psicoanalista inglese), è quindi quello di essere disponibile ad occuparsi del suo bambino con calma e tranquillità, soprattutto con la mente sgombra da pensieri rivolti ad altre attività o dai sensi di colpa legati al non riuscire a svolgerle come si vorrebbe.

Il periodo del puerperio (indicativamente di 40 giorni) non riguarda solo la ripresa della donna sotto l’aspetto fisico, ma il tempo MINIMO che si deve concedere per “impratichirsi” del suo ruolo di mamma.

Purtroppo invece molte considerano perso o improduttivo questo tempo passato a casa, avendo come unica occupazione l’accudimento del bebè! Sarebbe importante invece che capissero che aiutare il piccolo a superare le prime fondamentali tappe del suo sviluppo psicoaffettivo senza affrettarle, lo aiuterà a crescere più serenamente. Infatti non avrà bisogno di tornare sempre indietro per rielaborare quello che non è stato in grado di assimilare al momento giusto.

Dott. M. Marcone

www.marcellamarcone.it