E’ necessario avere figli per poter manifestare la propria energia creativa?

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Ho quasi trentotto anni e se rimanessi incinta verrei definita con un termine piuttosto urticante “primipara attempata”. Al momento il problema non si pone, poiché sono una delle tante che ha optato per la pillola come metodo contraccettivo, valutando non auspicabile una possibile gravidanza al momento. E di momento in momento in realtà credo che questo non arriverà mai, salvo aprirmi a quelle che io definisco “le infinite possibilità dell’universo”. Nel mio caso si tratta di una scelta ponderata e consapevole, nonostante abbia sempre avuto appaganti e stabili storie d’amore, non ho mai sentito scattare dentro di me il famoso “senso di maternità” e di conseguenza non ho mai desiderato un figlio. Ho sempre colto una predisposizione a dedicarmi agli altri, e ho deciso di dare ascolto a quella che ho percepito essere la mia missione in questa vita: lavorare nell’ambito dell’accudimento delle persone. Certamente ci sono molte colleghe che svolgono attività simili, pur avendo una famiglia e dei figli e magari essendo molto più oberate di me anche dal punto di vista lavorativo; non credo che le due cose non si possano sposare, ma credo che sia così impegnativo occuparsi di un bambino (per non parlare di un adolescente), che se la scintilla non ti parte da dentro, il rischio di vivere una situazione di grande frustrazione (che per altro spesso capita anche a seguito di un fortissimo desiderio di maternità), sia inevitabile. Naturalmente non è necessario fare una cosiddetta “professione d’aiuto” per poter donare agli altri; esistono centinaia di altri modi, tra cui sicuramente tutte le forme d’arte che l’essere umano è in grado di creare!
Questa è proprio la parola magica a mio avviso; e cos’è la nascita di un figlio se non un’immensa esplosione di creatività? Essa si può tranquillamente manifestare in un quadro, in una canzone, in una scultura e anche nella preparazione di un gustosissimo piatto di pasta! Stiamo vivendo un tempo storico davvero particolare, dove tutto è in
continuo cambiamento e dove le certezze e i valori di un tempo sembrano essersi sgretolati; non necessariamente questo deve essere vissuto come negativo…forse è il tempo in cui davvero possiamo imparare a lasciar andare le false convinzioni ed essere noi stessi. Se ci si legge dentro, senza giudizio per se stessi e nei confronti degli altri; senza giudizio per chi decide di vivere l’esperienza della maternità e chi decide di canalizzare questa energia in altre direzioni e soprattutto senza giudizio e aspettative nei confronti di quello che gli altri, i genitori, il partner, gli amici, la società, si aspetta da noi, dando per scontato che ci sia una cosa “giusta” da fare e una vita “giusta” da vivere, senza considerare ciò che noi realmente desideriamo, scevro dai condizionamenti.
Mi rivolgo a tutte le donne che lottano costantemente con l’incubo di rivedere ogni mese quella temuta macchia rossa sulle proprie mutandine, che si sentono inadeguate o sbagliate perché non riescono a realizzare il loro sogno; non posso forse nemmeno immaginare il dolore che provate, ma il mio modesto messaggio col cuore da donna a donna è quello di guardare oltre, comprendere che siete esseri meravigliosi e unici comunque e che potete esprimere tutta la vostra maternità in infinite altre forme di creatività…
E forse allora vi rilasserete…E forse allora, il miracolo che cercavate si compirà.