Le ” voglie” in gravidanza (12)

0
908

Da quando non ho più avuto paura di vomitare e quindi ho superato la nausea, ho ritrovato il piacere di mangiare, anzi a volte sento un desiderio irrefrenabile di certi cibi che mi costringe anche a uscire per andarmeli a comperare. Tuttavia, pur sentendomi a volte obbligata a concedermi delle soddisfazioni alimentari, non mi sono più lasciata andare ai peccati di gola dell’infanzia, per cui fortunatamente non ho preso troppi chili e non vivo con i sensi di colpa!

Lara menziona qui le ben note «voglie» della gravida, ossia i desideri intensi di un cibo particolare che sorgono all’improvviso e che a volte spingono la donna (e chi le sta vicino!) a una ricerca affannosa pur di soddisfarli.

Secondo un detto popolare, se la voglia non viene soddisfatta e la donna si tocca una parte del corpo, in quella stessa parte, nel bambino, potrà comparire una macchia, la voglia, che avrà lo stesso colore del cibo desiderato.

Voglia dunque è sinonimo di desiderio provato dalla madre e di macchia che si inscrive, si concretizza sul corpo del figlio.

Ma da dove nasce questo desiderio smodato di un cibo particolare? Dal punto di vista psicologico  è legato al complesso, ambivalente rapporto che lega la donna incinta al figlio (cfr. L’embrione, un corpo estraneo per la madre? 7) . Come si è visto , l’uovo da cui si svilupperà il futuro bambino è un corpo estraneo per la madre che biologicamente mette in atto tentativi di rigetto per eliminarlo.

Per certe donne questi forti desideri aggressivi inconsci, aventi come bersaglio il nascituro, si trasformano nel loro esatto contrario: in amore eccessivo che mira all’incorporazione dell’oggetto a cui sono diretti. Inconsapevolmente sono dirottati sul cibo, che a livello inconscio è un equivalente del bambino (cfr. Perchè sintomi gastrointestinali in gravidanza?) in particolare su certi cibi che attraggono la gravida.

Il “troppo amore per il cibo”, (desiderare spasmodicamente certi alimenti, o mangiare in continuazione, giustificato dalla pretesa di nutrire bene il bambino, di farlo bello grosso) può determinare un eccessivo aumento ponderale della madre, con conseguenti disturbi che si possono ripercuotere anche sul feto, mettendone in certi casi anche a repentaglio la vita. Inoltre può rappresentare un’aggressione orale nei confronti del bambino-cibo, che si desidera tanto fino a possederlo. Ma possedere qualcuno significa negargli la possibilità di avere una vita indipendente: è quello che capita ai figli che vengono soffocati dal troppo ed esagerato amore della madre, tragicamente patologico.

Le voglie sono quindi

l’espressione della possessività materna

 che si inscrive sul corpo del figlio

In altri casi invece il desiderio inconscio di rigetto dell’embrione, (inconsciamente sostituito dal cibo) si manifesta in modo più diretto, con la repulsione verso determinati alimenti. Per alcune donne può arrivare fino al rifiuto di nutrirsi, mettendo a repentaglio il proseguimento della gravidanza e lo sviluppo dell’embrione/feto.

Si tratta di situazioni opposte, determinate però dagli stessi desideri aggressivi inconsci nei confronti del concepito, che in entrambi i casi  trova  nel cibo un sostituto privilegiato. Risultano simili anche le conseguenze in cui si incorre, a dimostrazione che la scarsità come l’eccesso di amore (che diventa possessività) sono altrettanto nocivi per la sopravvivenza e il benessere del futuro bambino.

[vc_message style=”square” message_box_color=”vista_blue”]Gusti / avversione alimentari e omeopatia

Da un punto di vista omeopatico le avversioni ed i desideri alimentari manifestati dalla paziente sono un segnale biologico a cui dare valore.

Possono rappresentare delle richieste di nutrienti particolari o la necessità di non appesantire troppo l’apparato gastroenterico che già deve “fare i conti” con i cambiamenti che la gravidanza impone.

Per questo motivo vengono presi in considerazione sia per la personalizzazione di un trattamento dietetico che per la scelta del medicinale da proporre.

Per esempio possiamo citare:

  • SEPIA, medicinale di frequente utilizzo in gravidanza, la cui scelta prescrittiva può essere rafforzata da predilezione per cibi dal sapore acido e avversione/intolleranza a pane e latticini;
  • PETROLEUM, utile per nausee accompagnate da scarsa tolleranza per i grassi;
  • PULSATILLA, adatta a pazienti che, tra le altre caratteristiche, presentano cattiva tollerabilità ai grassi che provocano turbe digestive come pesantezza, gonfiore addominale, nausea o diarrea;
  • COLCHICUM AUTUMNALE, proposto qualora il disgusto in generale e la nausea siano stimolati dall’odore degli alimenti, in particolare pesce e uova.

[/vc_message]

Dott. G. Maggi

Dott. M. Marcone   www.marcellamarcone.it