Metodi psicologici per controllare il dolore del parto (prima parte)

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Da sempre il parto è stato associato al dolore e in tutte le epoche e in tutte le culture sono state date indicazioni per cercare di mitigarlo: dai movimenti da fare durante il travaglio (per esempio la danza del ventre sembra aver rappresentato la piu antica forma di preparazione al parto) alle posizioni da assumere nella fase espulsiva, dalle diete per favorire la nascita all’uso di miscugli di erbe medicamentose (anche cannabis o oppioidi dei cui effetti si aveva scarsa conoscenza) per alleviarlo.

Dalla fine del XIX secolo e per circa metà del XX in Francia, Germania e URSS fu utilizzata l’ipnosi, con cui alcuni medici riuscirono ad ottenere l’analgesia completa durante il travaglio, dissociando dal dolore la funzione contrattile dell’utero. Tuttavia l’assenza di dolore ottenuta in questo modo si coniugava con la mancanza di partecipazione emotiva della donna alla nascita.

In Gran Bretagna nel 1933 il dott. G. Dick Read elaborò un metodo per far partorire le donne che si basava sul presupposto che il dolore del parto non fosse fisiologico ma causato da pregiudizi e paure. Era dunque di fondamentale importanza istruire la donna su quanto sarebbe avvenuto durante il parto e aiutarla a trovare la fiducia in se stessa usando anche tecniche di rilassamento legate alla respirazione. La critica mossa a questo metodo riguardava la forte suggestione esercitata dal medico sulle partorienti a causa dell’intenso rapporto che si creava e di cui probabilmente non era del tutto consapevole.

Intorno al 1950 in URSS si passò dall’ipnosi al metodo chiamato “psicoprofilattico di preparazione al parto” che si basava sugli studi di riflessologia della scuola russa (Pavlov, Nikolaiev) e sulla scoperta dell’intervento del sistema nervoso superiore in tutte le grandi funzioni dell’organismo. Come sostenuto già nel 1912 dalla dott. Erofleva (allieva di Pavlov) il legame dolore-contrazione era  considerato come un riflesso condizionato, quindi, se il dolore veniva sostituito da un altro stimolo da associare alla contrazione uterina (per esempio una respirazione) poteva essere eliminato. Il metodo ebbe una diffusione di massa anche perché la società socialista dell’URSS considerava il dolore del parto come un retaggio borghese che condizionava la donna e che andava eliminato!

Cfr. Metodi psicologici per controllare il dolore del parto (seconda parte) – di prossima pubblicazione