La gravidanza rappresenta il tentativo di tornare alla propria origine, là donde si viene, al tempo che precede la nostra esistenza di esseri umani.
I nove mesi di gestazione riassumono infatti le grande tappe animali dello sviluppo dell’uomo, i milioni di anni che ci sono voluti per passare dalla vita acquatica a quella terrestre, dal pesce al rettile, poi al mammifero e da questo all’uomo.
E’ interessante sottolineare, a questo proposito, che durante le prime due settimane dalla fecondazione, ad occhio nudo non vi è differenza tra l’embrione animale e quello umano!
Questa regressione allo stato fetale, che riassume le tappe della propria origine, , nella donna incinta si può manifestare attraverso segni più o meno evidenti per esempio relativi al suo rapporto con l’acqua.
Ecco come alcune donne incinte intuiscono, senza rendersene consapevolmente conto, che la gravidanza le ha riportate allo stato fetale in cui erano immerse nel liquido amniotico, vissuto in modo più o meno ambivalente: “Da quando sono incinta non desidero che l’acqua, da bere, dove immergermi e stare per ore; … quando ero al mare ero sempre in acqua, come un pesce!…anche il bambino nell’utero, dove il liquido amniotico fa le veci del grande oceano, è come un pesciolino… e dopo la nascita ne conserva le caratteristiche visto che può stare sott’acqua senza bisogno di respirare…; …da quando sono incinta sogno spesso di nuotare, mare, laghi, piscine o fiumi… luoghi sempre diversi, ma sempre acqua…; …di solito mi faccio la doccia, ma dall’inizio della gravidanza preferisco stare nella vasca da bagno, anche ore se ho tempo!; …con l’inizio della gravidanza qualcosa è cambiato nel mio rapporto con l’acqua: mi dà fastidio immergermi, faccio veloce persino la doccia per evitarne il contatto”
Anche un altro aspetto delle gravide sottolinea la regressione allo stato fetale: l’ipersensibilità olfattiva che per molte donne arriva ad essere cosi intensa e fastidiosa da indurle a evitare determinati luoghi. Alcune frasi tipiche di donne incinte si riferiscono proprio a questo: “…mi sono resa conto di essere incinta quando ho notato un’insolita sensibilità a certi odori, in particolare a quello del caffè che mi dava proprio fastidio; … quando ero incinta “sentivo” i bidoni della spazzatura a distanza di vari isolati; … a volte sentivo all’improvviso un profumo di fiori; …non sopportavo più l’odore dei mobili di casa mia, che però sentivo solo io!”
Durante la vita intrauterina sembra che il feto sia in grado di analizzare olfattivamente la composizione molecolare del liquido amniotico che beve in continuazione, di notarne le variazioni che sono legate allo stato emotivo della madre, e di metterle in rapporto con lo stato di piacere o dispiacere che prova. Si tratta di sensazioni primordiali che tuttavia restano inscritte nella sua psiche: le circostanze della vita adulta possono riattivarle facendo riemergere, a volte anche in modo intenso e incomprensibile, i vissuti provati nel ventre materno.
Il liquido amniotico è contenuto all’interno di una membrana chiamata amnios o sacco amniotico, da cui prende il nome, che avvolge il bambino durante i nove mesi di gravidanza. La sua funzione è essenziale per tutte le fasi di sviluppo del feto: lo protegge da traumi e da infezioni mantenendo sterile l’ambiente uterino grazie alla presenza di enzimi con proprietà antisettiche; attutisce i rumori esterni; mantiene la stabilità termica; favorisce lo sviluppo corretto dei polmoni, del tratto gastroenterico e del sistema muscolo-scheletrico. La rottura del sacco amniotico svolge poi una funzione chiave durante il parto, grazie alla stimolazione della produzione di prostaglandine responsabili nell’innesco delle contrazioni.
A inizio gravidanza è l’organismo della futura mamma a produrre il liquido amniotico: si tratta infatti di plasma, cioè la parte liquida del sangue materno, che attraverso la placenta si raccoglie nel sacco che contiene l’embrione. La produzione del liquido viene successivamente regolata da diverse strutture quali la placenta, la pelle fetale, il tratto urinario ed il tratto respiratorio. A partire dal terzo-quarto mese, invece, la quantità di liquido prodotta dai reni del feto diventa preponderante e, da questo momento in poi, il liquido amniotico è costituito per lo più da urina del nascituro, con piccole quantità di meconio, (le feci del feto) espulso dal suo intestino. Il feto ha la capacità di controllare la quantità del liquido nel sacco amniotico e far sì che non sia mai troppo, o troppo poco. Infatti ingerisce continuamente parte del liquido, che viene assorbita dal suo intestino e ri-espulso con l’urina. Il metabolismo fetale è differente da quello di un neonato o di un adulto, motivo per cui l’urina del nascituro non contiene sostanze di scarto tossiche e può essere ingerita.
E’ importante sottolineare che il liquido amniotico non contiene sostanze nutritive, che giungono al feto solo attraverso il cordone ombelicale.[/vc_message]
Dott. A. Dassano Linkedin
Dott. M. Marcone www.marcellamarcone.it