Uno dei souvenir più frequenti che ogni turista si porta a casa dalla Russia è la matrioshka: una bambola di legno dipinto a colori vivaci con la forma stilizzata di un corpo femminile, il viso dai tratti tipicamente slavi ed un costume nazionale. Essa è scomponibile in due metà e all’interno c’è una bambola simile, ma più piccola anch’essa divisa in due parti e così di seguito fino ad arrivare generalmente a sette pezzi il più piccolo dei quali è intero e non si smonta.
In oltre trent’anni di lavoro con i russi ho collezionato almeno cento matrioshke delle più svariate dimensioni e tipi di finitura e ho sempre pensato che essa fosse un giocattolo popolare antico. Solo poco tempo fa ho scoperto che la comparsa della matrioshka risale al tardo XIX secolo.
La sua storia iniziata a Mosca in un laboratorio di falegnameria chiamato «Studio per l’educazione infantile», dove si fabbricavano bambole e manichini destinati ad illustrare l’abbigliamento tipico delle varie etnie del grande impero russo, una specie di propaganda nazionale etnografia. L’uso dei torni per legno era già ben noto in Russia per fabbricare con legni morbidi, tiglio, pioppo o betulla, stagionati all’aria aperta per almeno due anni, le tradizionali uova di Pasqua colorate inserite una entro l’altra. Un giorno del 1892 qualcuno portò al laboratorio una bambolina-portafortuna giapponese di cartapesta cavo all’interno e divisibile in due metà con una forma tondeggiante e completamente liscia su cui erano disegnati il viso allegro di Fukurama, con la testa calva (come i monaci buddisti), le manine manine e i piedini e colorata con tinte vivaci composta da sette figure una dentro l’altra, Ispirandosi allo stesso principio Sergei Malyutin, un pittore bravo, ma al momento poco conosciuto, che, evidentemente per aumentare le sue entrate, lavorava come decoratore nel laboratorio, inventò una bambola divisibile in due metà raffigurante una contadina con i tratti del viso tipici della donna russa e vestita con costume tradizionale: il classico abito senza maniche indossato sopra una camicia ricamata, un grembiule bianco ed uno scialle in testa annodato sotto il mento. In mano la contadina reggeva un gallo nero.
La bambola venne chiamata Matrioshka, vezzeggiativo del nome Matriona, che deriva dal latino “matrona”, definizione usata nell’antica Roma per indicare le donne sposate, non schiave, di ineccepibile reputazione e di buona famiglia. In Russia anticamente il nome veniva usato per indicare una rispettabile madre di famiglia. Dal termine “matrona” nasce il nome Matriona” che evoca, appunto, l’immagine di una madre di famiglia con tanti figli, che ha tuttavia conservato una figura snella nonostante le molte maternità.
La prima matrioshka conteneva sette pezzi e fu fabbricata partendo dalla figura più piccola a cui seguivano quelle sempre più grandi. Si racconta che il tornitore che fu chiamato a realizzare l’idea di Malyutin non abbia preso alcuna misura, ma grazie alla sua esperienza e alla sua maestria sia riuscito nel suo intento. Appare così una mamma con sette figlie.
Verso la fine del secolo il laboratorio viene chiuso e la produzione viene trasferita fuori Mosca. L’oggetto diventa famoso a livello internazionale nel 1900 quando viene esposta alla Fiera Internazionale di Parigi. Ogni anno le matrioshke venivano esposte a Lipsia, Berlino e Londra e riscuotono grande successo per la forma originale e la colorazione allegra e sgargiante. Le matrioshke erano dipinte a mano, con grande accuratezza, spesso da artigiani famosi che provenivano dall’arte tradizionale di pittura su legno tipica della parte europea della Russia ed erano prodotti molto costosi. Oltre alle bambole “contadine” venivano talvolta realizzati pezzi speciali con i personaggi delle favole popolari o di testi letterari particolarmente famosi.
Gradualmente in Russia sorsero molti laboratori per la produzione delle matrioshke ciascuno dei quali dava al proprio prodotto caratteristiche tipiche legate fondamentalmente ai tipi fisici e ai costumi tradizionali del luogo, e ben riconoscibili, ma la figura più frequente è una contadina con gli occhi azzurri e i capelli biondi con gli abiti a colori sgargianti che hanno le stesse tonalità delle decorazioni degli scialli e dei vassoi e degli utensili di legno tipici dell’artigianato russo.
Ma la matrioshka è da considerare un souvenir, un giocattolo, o un oggetto decorativo? Le mamme russe affermano che la matrioska è anche un eccellente supporto educativo e di sviluppo per i bambini che li aiuta ad imparare i concetti di colore, dimensioni e volume. Smontando e rimontando le matrioshke i bambini sviluppano la coordinazione occhio-mano. I bambini più piccoli affinano le loro capacità di pensiero logico assemblando figure e imparando a contare. Ma questo giocattolo ha anche un significato simbolico. La bambola dipinta simboleggia 7 corpi umani a cui sono legati sette colori che corrispondono ai colori dei chakra o a quelli dell’arcobaleno. Anche se il concetto di “corpo” sembra in questo caso non del tutto familiare è corretto dire che le matrioshke simboleggiano gusci o livelli del sistema umano di informazione energetica che corrispondono allo sviluppo della persona.
La matrioska più piccola, che per tradizione è rossa, rappresenta il corpo fisico. L’essere umano è attaccato ad esso e pensa erroneamente che esso sia tutto ciò che egli possiede. Questo guscio funge da difesa dai pericoli esterni, ma consente anche di assorbire l’energia della terra. La sua formazione si conclude al raggiungimento dell’anno di vita. Segue la matrioshka arancione che contiene la precedente e ne ripete esattamente la forma e rappresenta il corpo eterico che si forma intorno ai tre anni. La matrioshka seguente è gialla e rappresenta il corpo astrale dell’uomo che si forma intorno ai sette anni. La frequenza di vibrazione energetica di questo corpo è molto più alta delle precedenti. In questo corpo sono collocati i sentimenti e le emozioni. Questo corpo dà la resistenza e la salute. Segue la matrioshka di colore verde che simbolizza il corpo mentale nel quale si svolgono i processi intellettuali, la capacità di strutturare l’informazione ricevuta e la memoria. Il corpo mentale si forma completamente intorno ai 14 anni. Segue il corpo causale che si forma intorno ai 21 anni e permette di analizzare, comprendere e comporre come in un puzzle gli eventi della nostra vita, esprimersi e comunicare. Al corpo causale si associa l’azzurro, mentre al corpo successivo, il corpo buddico, si lega il blu. Il corpo buddico si forma nell’età adulta. Unendosi a quello causale, questo corpo arriva a costituire l’energia ideale chiamata anima che favorisce la percezione dei processi dello spirito. L’ultimo corpo, è quello atmico, a cui si associa il colore viola. Esso è responsabile dell’armonia della distribuzione dell’energia ed è legato allo spirito in senso puro e questo corpo viene raggiunto in età anziana.
Nel corso degli ultimi vent’anni sono apparse sul mercato matrioshke con soggetti sempre nuovi: in alcune si avvicendano le personalità che hanno governato la Russia da Ivan il Terribile fino a Putin, oppure i presidenti degli Stati Uniti, da George Washington a Trump, oppure i cantanti pop più famosi della musica inglese, da Tom Jones a Elton John e così via, ma le vere matrioshke sono quelle che raffigurano figure femminili. Naturalmente la prima cosa a cui si pensa smontando l’oggetto è il susseguirsi infinito delle generazioni in una società matriarcale, cioè la Russia che si regge sulle donne. In Russia molto più che altrove la donna è l’elemento più affidabile, laborioso e responsabile della società anche se quest’ultima appare un organismo prettamente al maschile: sono gli uomini che fanno carriera nelle aziende, che occupano i posti di potere, che guadagnano di più. In questo la Russia, che spesso viene definita un ponte tra occidente ed oriente, manifesta uno dei suoi tratti meno occidentali.
C. Barbano, organizzatrice di mostre di arte moderna
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