cfr L’allattamento al seno (Parte seconda)
L’allattamento materno è un momento unico e offre importanti vantaggi fornendo un alimento naturale e sempre disponibile; l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda infatti l’allattamento esclusivo al seno fino al 6° mese di vita.
Capita però che alcune donne incontrino difficoltà transitorie che possono essere risolte migliorandone la gestione, con un aiuto e supporto competente
In questo articolo tratteremo i problemi più frequenti, come riconoscerli e quali soluzioni adottare per superarli, facendo sempre riferimento agli esperti dell’allattamento quali l’ostetrica e il pediatra.
- INGORGO MAMMARIO
L’ingorgo mammario è una delle problematiche più comuni soprattutto nel primo periodo.
Tra il terzo e il quinto giorno dopo il parto insorge la montata lattea, l’inizio della secrezione di latte dalla ghiandola mammaria il cui accumulo rende il seno turgido e pesante; se questo non viene drenato può diventare duro, caldo e dolente con la pelle tesa, lucida e arrossata e possono manifestarsi febbre e spossatezza.
La causa è da ricollegarsi ad uno scorretto svuotamento del seno durante l’intero periodo dell’allattamento, dovuto ad intervalli troppo lunghi tra una poppata e l’altra o a una suzione poco efficace e duratura.
Gestione e soluzioni
- E’ efficace partire dalla prevenzione lasciando il seno libero o indossando reggiseni comodi e non troppo stretti per evitare il ristagno del latte
- La miglior soluzione sta nello svuotare spesso il seno attaccando il bambino, specie se lo richiede, o utilizzando il tiralatte
- Applicare impacchi caldo-umidi prima della poppata facendo ricorso a panni intrisi in acqua calda, a borse dell’acqua, all’immersione del seno in una bacinella o nel lavandino o ad una doccia calda; questa pratica va eseguita per due-tre minuti e successivamente si può procedere attaccando il bambino o il tiralatte
- Cambiare spesso le posizioni di attacco del bambino per permettere che tutti i quadranti del seno vengano svuotati e prediligere le posizioni reclinate in avanti per sfruttare la forza di gravità che permette al latte di defluire con più facilità
- Massaggiare il seno e stimolare i capezzoli arrotolandoli tra pollice e indice in modo da attivare il riflesso di emissione del latte
- Nelle pause tra le poppate applicare impacchi freddi al seno per alleviare il dolore e la tensione
- CONFORMAZIONE DEI CAPEZZOLI
I capezzoli hanno varie forme e dimensioni e sono tutti adatti ad allattare; solitamente sono sporgenti verso l’esterno ma in alcuni casi possono essere:
- Piatti = poco sporgenti verso l’esterno
- Introflessi = rientranti al seno, verso la cassa toracica
- Lunghi e/o grossi = molto sporgenti e larghi
Queste anomalie possono colpire una o entrambe le mammelle provocando delle difficoltà specie nelle prime settimane in cui il neonato non ha ancora affinato la sua capacità di suzione che risulta poco vigorosa o se la sua bocca è piccola e fatica ad attaccarsi e a mantenere la presa.
Gestione e soluzioni
- Correggere la posizione e l’attacco del bambino
- Attaccare spesso il neonato cosicché possa abituarsi e fare pratica
- Stimolare la protrusione del capezzolo prima di iniziare la poppata, manualmente arrotolandolo tra pollice e indice o applicando il metodo “della siringa modificata”, da richiedere ad un consulente esperto dell’allattamento, o usando un tiralatte
- Se tutti questi accorgimenti non sembrano risolvere le difficoltà, ricorrere all’ausilio temporaneo del paracapezzolo per brevi periodi; prediligere quello in silicone poiché più sottile e adattabile alla conformazione del seno e rivolgersi ad un consulente che spieghi come indossarlo e come rimuoverlo progressivamente.
Michela Forte, ostetrica michela.forte@hotmail.it
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E’ importante rivolgersi al medico se i primi fastidi non si risolvono spontaneamente nel giro di poco tempo o tendono a peggiorare. La comparsa di febbre è sempre un segnale importante che può condurre alla prescrizione di una terapia antibiotica.
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