Spesso da quando sono incinta, mi soffermo a riflettere sulla mia vita coniugale. Mi pare che il rapporto con mio marito si sia maggiormente approfondito, visto che abbiamo deciso insieme di cercare un bambino che volevamo entrambi. Mi piace come mio marito si comporta in questo periodo perché, a differenza dei miei genitori, non è apprensivo e mi considera una persona e non soltanto il contenitore di suo figlio. Con certe amiche o parenti mi dà noia essere messa al centro dell’attenzione solo per il fatto che sono una donna incinta e io mi sento imbarazzata e infastidita. A volte in queste situazioni mi pare di essere priva di una vera identità.
Lui invece si dà da fare per partecipare alla mia gravidanza: è disponibile ad ascoltare i miei discorsi sul bambino, mi accompagna alle visite di controllo, mi tranquillizza con pazienza ogni volta che sono ansiosa e, pur senza dare troppo peso ai miei repentini cambiamenti di umore, non mi dimostra mai quella accondiscendenza un po’ ironica con cui tanti uomini trattano le mogli incinte.
Tuttavia, anche se mi pare che il nostro rapporto sia più che soddisfacente, mi accorgo che in certe situazioni lo sento distante, diverso da come lo vorrei. Nella sfera della sessualità, per esempio, le cose non sono come prima.
Da quando sono incinta ho notato che il mio desiderio è aumentato, mentre lui, a volte, è un po’ inibito dai miei cambiamenti fisici e dal timore di poter fare male al bambino.
Questo non significa che non facciamo più l’amore, ma che lui mi cerca meno di prima e di quanto io vorrei. In questo periodo, infatti, mi sento più bella, attraente, femminile, e dato che non sono più angosciata dal desiderio spasmodico di restare incinta, vivo la sessualità in modo più intenso, piacevole e gratificante, mentre lui mi pare un po’ impacciato e a disagio.
Pur ritenendomi soddisfatta del rapporto con mio marito, perché mi sembra di essere molto più fortunata di tante donne per le quali neanche il periodo della gravidanza è esente da litigi, ricatti e persino botte, devo tuttavia ammettere con me stessa che vorrei ancora qualcosa di più. Quando gli faccio appoggiare una mano sulla mia pancia per fargli sentire il bambino che si muove, vorrei fosse meno distratto, più coinvolto e lasciasse trapelare le emozioni che lui sicuramente prova in questo periodo. Nello stesso momento mi rendo conto che la gioia intensa, viscerale, che vivo io non può essere condivisa con nessuno, tanto che a volte mi sento un po’ sola, anche se lui mi è vicino ed è dolce e affettuoso con me. In fondo, almeno per adesso, questo bambino appartiene solo a me, con lui vivo un rapporto così intenso e gratificante che mi assorbe completamente, mi allontana dagli altri, anche dai familiari o dagli amici intimi coi quali pensavo di poter dividere tutte le mie sensazioni.
Questo mio desiderio incolmabile di amore che pare essersi intensificato ora che sono incinta, forse è radicato in un periodo molto più remoto della mia vita. Se ripenso a me bambina, so di essere stata molto amata dalla mia famiglia: ero la primogenita e anche la prima nipote, insomma un esserino unico per tante persone che facevano a gara per occuparsi di me. Eppure, ricordo che in certi momenti mi pareva di non ricevere abbastanza affetto, o meglio di riceverne meno di quanto ne avrei desiderato, soprattutto da parte di mia madre…Era come se per lei non fossi mai abbastanza, come se da me si aspettasse sempre qualcosa più di quello che facevo…insomma come se non corrispondessi al suo ideale di figlia!