Il sesso del nascituro (4)

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Uno dei vantaggi offerti dalla scienza moderna sta nella possibilità di conoscere in anticipo il sesso del nascituro grazie a esami che ormai danno risultati affidabili. Questo permette a chi ha delle spiccate preferenze di arrivare al parto preparato ad accogliere il bambino, anche se non è del sesso desiderato. In passato, in mancanza di strumenti scientifici, si cercava di indovinarlo attraverso l’osservazione attenta di certe caratteristiche della donna incinta.

La comparsa di macchie sul viso della donna (il cloasma gravidico) veniva associata all’attesa di una femmina come pure la forma arrotondata del ventre o il movimento circolare che compie un pendolino sul palmo della mano di una futura mamma. Ci si rifaceva al  simbolismo sessuale per cui tutto ciò che è arrotondato richiama alla mente la forma della vulva ed è attinente al femminile, in contrasto con la forma dritta e appuntita, fallica, dunque attinente al maschile

I proverbi e i detti popolari rispecchiano le teorie scientifiche del passato, secondo cui il sesso del feto dipendeva dalla maniera in cui il bambino si era formato nel corpo della madre: maschio se era stato concepito dall’ovaio destro, femmina da quello sinistro, dunque legata a qualcosa di negativo fin dal momento della fecondazione.

Se presto si arriverà a programmare il sesso dei nascituri attraverso ingegnosi interventi di biogenetica, per ora si tenta di influenzarlo in modi poco più evoluti di quelli del passato, attraverso diete da seguire prima della fecondazione. Come si può leggere in antichi manuali di ostetricia, già nei secoli passati si consigliavano alimenti specifici  alla coppia, in base alle preferenze del sesso del bambino. Oggi in alcuni studi (non ancora scientificamente convalidati), viene evidenziata l’influenza dell’acidità del ph vaginale sul sesso del neonato. Sembra che il ph più acido favorisca la nascita di una femmina in quanto renderebbe meno attivi gli spermatozoi portatori del gene Y; al contrario il ph meno acido immobilizzerebbe quelli portatori del gene X favorendo la nascita del maschio. Di conseguenza vengono indicate diete a base di calcio e magnesio nel primo caso, di sodio e potassio nel secondo.

Ma perché si desidera un maschio e perché si desidera una femmina?

Le motivazioni coscienti addotte da ognuno sono determinate da altre sconosciute, profonde, inconsce, basate sul rapporto stabilito con i genitori e sulla qualità dell’identificazione. Infatti i sentimenti che si provano per i figli sono la riedizione di quelli vissuti da bambini nei confronti della propria mamma e del proprio papà, carichi di ambivalenza con prevalenza di amore o di odio.

È tuttavia limitativo e superficiale far coincidere la preferenza di un maschio o di una femmina con il maggior amore per il genitore di quel sesso, perché solo l’approfondita conoscenza della situazione inconscia di una persona permette di capire da quali intricate situazioni infantili provenga il suo desiderio.

Per esempio sentiamo cosa ci racconta Lara a questo proposito:

“Quando mi si chiede se preferisco un maschio o una femmina rispondo sempre che per me è indifferente, l’importante è che sia sano. Solo a me stessa confesso che non è proprio lo stesso e che preferirei un maschio. Anche un particolare che potrebbe sembrare banale conferma questo mio desiderio: avere già scelto il nome per il maschio e avere le idee molto confuse su quello per la femmina. Tuttavia questo mi fa sentire in colpa perché mi sembra di fare un torto al bambino se non è del sesso che desidero.

Credo di aver desiderato un maschio da sempre, da quando mia mamma mi raccontava che quando aspettava me sperava che fossi un maschio e non una femmina. Diceva che il rapporto della mamma col maschio è più facile, mentre la femmina è una rivale con cui dividere l’affetto e l’interesse del marito… Deve aver provato una grande delusione a mettere al mondo me, diversa da quello che lei avrebbe voluto che fossi!

Malgrado questa mia recondita preferenza, che non posso negare se voglio essere davvero sincera con me stessa, penso che sarò molto felice anche se nascerà una bambina e sono sicura che saprò darle tutto il mio amore. Vorrei infatti che potesse percepire il calore, l’affetto, la disponibilità di cui ogni tanto mi sono sentita privata, anche se non posso certo recriminare di non essere stata amata!”

Per Lara dunque l’attesa di un maschio non è determinata soltanto da sentimenti di amore rivolti al padre, ma cela anche il forte desiderio di essere amata dalla madre attraverso il bambino maschio che aspetta.

Questi sentimenti di amore tuttavia si intrecciano con sentimenti  di rivalità nei suoi confronti; avere un maschio significa infatti fare meglio di sua madre, ossia essere più brava di lei.