Il ruolo e la funzione del padre nello sviluppo neuropsicomotorio del bambino (prima parte)

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Da sempre la figura genitoriale meno considerata nello sviluppo del bambino, il ‘padre’, ha assunto, a livello storico e sociale, varie connotazioni: dall’arcaico ‘pater familias’ al più attuale ‘mammo’.

Ma qual è realmente il ruolo del padre nello sviluppo del bambino? Quale funzione ricopre per favorire una crescita equilibrata ed armoniosa?

Il padre è il perno che si inserisce in quella relazione primaria e simbiotica rappresentata dalla diade madre-bambino, traghettando quest’ultimo verso una progressiva separazione e contemporanea identificazione di sé. È grazie alla presenza del padre e alla costruzione della relazione triadica che il bambino si affaccia al mondo e all’altro, preparato e pronto all’apprendimento.

 Nel corso del tempo, la letteratura rivolta allo sviluppo del bambino, in particolare alla strutturazione della relazione con le figure parentali, si è quasi sempre soffermata sulle dinamiche relazionali mamma-bambino piuttosto che alla triade mamma-papà–bambino o alla specifica relazione papà-bambino. È invece indispensabile, soprattutto in una società come quella attuale, in cui le dinamiche famigliari sono spesso fragili e vacillanti e i ruoli dei caregivers sempre meno definiti, riequilibrare il focus attentivo.

Alla luce dei recenti studi che rivalutano il padre e la paternità fin dalla nascita, è quindi necessario aprire un capitolo sulla figura paterna, sul suo ruolo e sulla sua funzione all’interno del percorso evolutivo del bambino.

Per questi motivi, care mamme e cari papà, ho deciso di accompagnarvi in questo breve percorso alla scoperta del legame tra la funzione del padre e lo sviluppo psicomotorio dei vostri bimbi.

 Dalla diade alla separazione dalla madre: la funzione del padre nel processo evolutivo

Durante la gravidanza e nell’immediato periodo post-natale, la mamma ed il suo bambino si trovano in uno stato fusionale: la diade. Si tratta di un mondo chiuso all’esterno, ma che si costruisce come luogo interno di interazione e comunicazione affettiva: non esiste altro al di fuori dei due partecipanti e delle loro espressioni facciali, dei loro vocalizzi e della loro emotività. È attraverso questa prima e profonda relazione con la mamma che il bambino pone le fondamenta di una delle più sviluppate aree della sua competenza: la lettura e l’interpretazione dei segnali e delle espressioni emotive dei comportamenti altrui (Barone, 2009). Ed è grazie a questa costante interazione che per il bambino, il contributo materno è significativo e fondamentale per lo sviluppo sociale, emotivo e cognitivo.

All’esterno di questa relazione totalizzante tra la mamma ed il suo bambino, vi è il papà che, per primo, ricopre il ruolo dell’ambiente e come tale si inserisce dal primo periodo post natale, in maniera progressiva, all’interno della diade, trasformandola in una triade. Il padre, con la sua presenza e le sue interazioni con il bambino, promuove, e successivamente aiuta a superare, una fase di sviluppo necessaria ed importantissima: la “fase di individuazione e separazione”. Si tratta di una fase che consente al bambino di riconoscersi come individuo “altro”, separato dalla figura materna, e psichicamente autonomo, capace di abbandonare la fusionalità con la mamma ed evitare così, in seguito, la creazione di una dipendenza emotiva nei confronti delle future figure significative (es. insegnanti, compagni, amici..).

Ma quando avviene nel bambino questa transizione? Esiste una correlazione tra lo sviluppo neuropsicomotorio e la progressiva affermazione della figura paterna nella relazione con il bambino?

Comunemente, si individuano 4 fasi attraverso le quali si innesca e gradualmente si evolve il processo di indipendenza dalla figura materna grazie alla maturazione della relazione padre-figlio. Tali fasi sono strettamente correlate a specifiche fasce d’età e a particolari passaggi che caratterizzano lo sviluppo neuropsicomotorio.

  • 4/8 mesi. Il bambino acquisisce numerose competenze motorie: movimenti del capo, degli arti e del tronco, passaggi posturali, nuove posture e differenti modalità di spostamento. È proprio attraverso queste maggiori possibilità di movimento, che il bambino sviluppa la propria immagine corporea.
  • 8/14 mesi. Il bambino, sempre più capace di riconoscere e ricostruire la propria immagine corporea, acquisisce anche la più importante tra le modalità di spostamento: il cammino.

Con tali competenze si assiste ad un enorme salto di sperimentazione: il bambino decide consapevolmente di avvicinarsi o allontanarsi dalla madre e questo gli permette di gestire in modo autonomo l’angoscia della separazione. In questo nuovo modo di relazionarsi ed esplorare l’ambiente circostante, il padre rappresenta un pilastro cruciale, poiché racchiude in sé la duplice funzione di accoglienza, data dal suo essere genitore, e di novità, in quanto rappresentante del mondo esterno alla madre.

  • 14/24 mesi. II bambino consolida l’abilità del cammino e questo contribuisce a renderlo sempre più sicuro di sé stesso. È tale sicurezza, unita alla curiosità verso l’ambiente, che porta il bambino a passare da momenti di allontanamento a momenti di riavvicinamento dalla madre e di conseguenza si verifica il consolidamento percettivo di sè stesso, il rafforzamento del senso di indipendenza e la solidificazione relazionale della coppia padre-figlio.
  • 24/36 mes Si tratta dell’ ultima fase, denominata “costanza dell’oggetto libidico”: il bambino ha acquisito una rappresentazione stabile della madre che gli permette di sopportarne adeguatamente la lontananza. È possibile affermare che in questa fascia d’età, il bambino si sente veramente separato dalla figura materna ed instaura, con entrambi i genitori, una relazione paritaria, ma comunque peculiare.

Dott.ssa Sonia Pallocca

Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva presso Studio PsicoMedia, Via Sempione n.8 – Oleggio (No)

www.ferrarilaura.it    349 5718256

 

 

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