Quando una coppia vive la dolorosa esperienza di perdita di un figlio (già esistente o in fase avanzata di gravidanza) e sprofonda in una situazione di lutto, spesso crede che concepire subito un altro bambino sia il modo migliore per tornare a vivere.
Di fronte alla sofferenza che prova dopo un tale trauma, alla sensazione insopportabile e funesta di non essere in grado di allevare (o fare) un bambino, concepirne un altro porta a guardare avanti senza lasciarsi sopraffare da quanto avvenuto, ma non aiuta a rielaborare il lutto, ossia a effettuare il disinvestimento affettivo dal figlio che non c’è più per poter reinvestire l’affetto su uno che ci sarà.
Questo non significa dimenticarlo o non provare più affetto per lui, ma riuscire a accettarne la morte, altrimenti il nuovo arrivato esisterà solo come suo sostituto e sarà caricato, fin dal momento del concepimento, dalle problematiche dei genitori, che gli renderanno inevitabilmente difficile e dolorosa la vita.
È facile infatti che un bambino che si porta dietro un’ identità concezionale* di “figlio in sostituzione” (cfr. L’importanza dellecircostanze in cui un bambino viene concepito) possa sviluppare dei problemi psicopatologici, legati al fatto di non sentirsi amato per come è ma solo perché è li al posto dell’altro, di essere paragonato a un fratello con doti irraggiungibili perché idealizzato, di sentirsi in colpa come se fosse stato la causa della morte dell’altro, dal momento che, se non fosse avvenuta, lui non ci sarebbe
La psicoterapia, per i genitori che vivono la perdita di un figlio e che pensano di concepirne un altro, può essere un valido aiuto per favorire la differenziazione tra quello scomparso e quello che ci sarà, oltre che per velocizzare il lavoro del lutto.
Infatti se questa elaborazione non avviene nel profondo dei genitori, il futuro figlio finirà di essere il sostituto dell’altro, come capita in certe situazioni in cui gli viene dato lo stesso nome o la sua nascita avviene “casualmente” in una data significativa per l’altro.
Anche se un “bambino in sostituzione” ha un inizio della vita più difficile per il contesto in cui è stato concepito che potrebbe turbare il suo sviluppo, non esiste una sindrome identificabile legata a questa situazione. In base alle sue caratteristiche psichiche e alla intensità e persistenza dell’atmosfera di lutto che lo circonda, la sua evoluzione può essere assolutamente normale.
Tuttavia è facile prevedere che incontrerà maggiori difficoltà per riuscire ad affermare la sua identità dal momento che non è stato concepito per se stesso ma per colmare il vuoto lasciato da qualcun altro, e per superare le diverse fasi di separazione sia dell’infanzia che durante l’adolescenza per raggiungere l’indipendenza. Infatti dopo la perdita di un figlio i genitori che inevitabilmente hanno provato sensi di colpa anche se questa é avvenuta senza alcuna loro responsabilità, tendono a diventare iperprotettivi, soffocanti come per evitare che il dramma possa ripetersi.
]L’identità concezionale è l’insieme delle caratteristiche relative alle circostanze in cui un bambino viene concepito.
Dott. M.Marcone Milano
www.marcellamarcone.it