Faccia a faccia col dolore

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E’ domenica pomeriggio, mi trovo dove non vorrei….

Contrastante la sensazione che provo: da un lato mi sento gli occhi di tutte le persone presenti in questa stanza addosso, come se non avessero altro posto in cui guardare; dall’altro mi sento completamente invisibile, come se nessuno, immerso nella propria gioia, si accorgesse di me e soprattutto del mio dolore; come se fossi trasparente.

L’unica persona sulla quale posso contare è lui, mio marito, seduto accanto a me, che con dolcezza mi tiene la mano, fingendo un timido sorriso che in vano prova a darmi consolazione, anche lui costretto a mettere una maschera per l’occasione.

E si, ci troviamo qui, alla festa di battesimo di Federico, il bimbo di Sara, una delle mie più care amiche .

Intorno a noi decine di parenti, amici e soprattutto uno stuolo di marmocchi imbizzarriti (oggi mi viene da definirli così), che vanno dai dieci anni, ai pochi mesi, con una grande percentuale di quelli in torno ai tre anni,  che se non sono tuoi e hai un attimo i nervi fuori posto, avresti solo voglia di appendere al muro.

Si, forse potrò sembrare acida, ma penso di meritare l’espressione di un po’ di cattiveria, quanto meno nel mio dialogo interiore e nello sfogo con questa sorta di diario che sto scrivendo nella mia mente, istante dopo istante di questa stupida festa.

Sono qui solo perché voglio bene a Sara, anche se devo ammettere che il fatto che lei sia già al terzo figlio, essendo anche più giovane di me, un po’ mi infastidisce.

Sono gelosa  di tutte queste mamme felici che rincorrono i loro figli impiastrati con torte e patatine, che chiacchierano tra loro su pappe e pannolini, sono invidiosa di quelle due o tre con pancioni più o meno evidenti, che si accarezzano e raccontano della loro data di scadenza e dei loro preparativi.

Anche io avevo iniziato a comprare un paio di tutine, sapevo che “non porta bene” ma non ho resistito all’acquisto. Ho preso anche un ciuccio e uno stupido giochino. Mi chiedo se mai arriverà l’occasione di poterli usare o se li regalerò alla prossima festa.

Mi sento sfortunata, incompresa e fuori dal mondo. Infondo solo quattro persone di queste novanta, e i nostri rispettivi genitori sanno che ero in dolce attesa anche io e che solo pochi giorni fa ho scoperto con immenso dolore quello che una mamma (e certo perché io già tale mi sentivo fin nel midollo), non vorrebbe mai scoprire:

la faccia strana della ginecologa che da sempre ti segue, che lancia un’occhiata fugace alla stagista che a sua volta non regge il mio sguardo spaventato e abbassa gli occhi…

“Ilaria, non c’è battito, mi spiace”

Poche parole per distruggere tutto il tuo mondo.

“ Ma come”? Ribatto io, tutti sanno che superato il terzo mese si è fuori dal pericolo! “Ma cosa è accaduto”?

Avevo deciso che a questa festa l’avrei dichiarato con soddisfazione a tutti che anche io ero incinta! Questa cosa mi faceva sentire normale; e invece no, il destino ha voluto diversamente e mi chiedo cosa ho fatto di male per meritare questo.

Mi sento una donna a metà e una moglie inutile; come fa ancora Andrea ad amarmi?

Forse finge anche questo…

E così, inondata da questi atroci pensieri, mangio un altro tramezzino, sarà il dodicesimo, anche se ho lo stomaco chiuso, ma almeno ho la sensazione “di avere anche io qualcosa nella pancia”.