Cosa può nascondersi dietro a frequenti sintomi dei bambini?

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Uno dei problemi che può incontrare la madre dopo la nascita del bambino riguarda la difficoltà a separarsene. Inconsciamente molte donne continuano a vivere il figlio come una parte di se stesse come era avvenuto durante la gravidanza. Il distacco fisico avvenuto con il parto sembra non cambiare nulla nella psiche della madre, che rifiuta di staccarsi dal bambino evitando di lasciarlo ad altri per qualche breve periodo (in certi casi persino rifiutando di farlo prendere in braccio anche da persone della famiglia), accampando ogni sorta di paure nel metterlo a dormire da solo, cercando di averlo sempre in braccio o sotto gli occhi per prevenire qualsiasi sua difficoltà.

Questo ingiustificato atteggiamento ansiogeno della madre  tradisce una forma di depressione spesso non riconosciuta, in cui la madre confonde il bebè con se stessa e proietta su di lui il malessere che invece la riguarda. Malessere che nasce dalla ripetizione, con il figlio, della relazione avuta da bambina con sua madre, da cui non era stata in grado di separarsi per costituire la propria identità. Diventata mamma a sua volta si ritrova invischiata nel suo rapporto confusivo e ambivalente con sua madre, sostituita nel presente dal bebè.

Nell’impossibilità di riconoscere che il problema la riguarda lo proietta sul bambino.

Non è un caso che i figli di queste madri sviluppino con frequenza problemi somatici che richiedono continue consultazioni dal pediatra e continua presenza materna per garantire  loro le cure necessarie.

Questi problemi di salute cusati inconsciamente dalle difficoltà materne a instaurare un rapporto sano con il bambino  costituiscono la  Sindrome Pediatrica di Evitamento Materno (SPEM).

I pediatri, che la conoscono bene, spesso si rendono conto che il vero “malato” della diade non è  il bambino ma la madre, a cui dovrebbero essere rivolte le cure se si rendesse conto e accettasse la realtà dei fatti.

Questo non significa colpevolizzare le madri per qualcosa che avviene in loro inconsciamente (cioè che non sono in grado di riconoscere), ma semplicemente renderle consapevoli che il ripetersi con frequenza di situazioni di malattia del bambino può essere migliorato o risolto anche grazie all’approfondimento delle loro mondo interiore, anche se non denunciano sintomi che le spingano a intraprendere un lavoro su se stesse.

Dott. M. Marcone   www.marcellamarcone.it