La seconda parte del primo anno di vita del bebè è caratterizzata da alcuni cambiamenti nel suo comportamento che sottolineano che sta vivendo una tappa importante e fondamentale del suo sviluppo: la defusione.
Si tratta della graduale consapevolezza di essere una entità a se stante, ossia separata dalla mamma di cui non fa parte. Questo processo, iniziato fin dai quattro/cinque mesi, si affinerà nel periodo successivo (anche grazie all’apprendimento della deambulazione) e continuerà nel secondo anno di vita.
Perché la defusione possa avvenire è necessario che il bambino, nei primi mesi, abbia vissuto in modo ripetitivo e gratificante le esperienze del suo quotidiano, finalizzate a soddisfare i suoi bisogni: per esempio venir nutrito, cambiato, lavato, messo a dormire ecc. La loro ripetitività lo mette nella condizione di riuscire ad attendere con fiducia di venire soddisfatto, immaginando che l’azione desiderata (essere nutrito per esempio) arriverà come sempre in passato.
A testimonianza della defusione si può notare che il bebè poco per volta acquisisce una maggiore capacità di sopportare la frustrazione. Per esempio, un po’ di ritardo nel soddisfacimento dei suoi bisogni viene gestito dal piccolo grazie alla capacità di preventivare e anticipare mentalmente l’azione del genitore.
Questo rende i suoi bisogni un po’ meno urgenti e pressanti: anche la mamma che lo accudisce perciò può cominciare a ritrovare un po’ di tempo per se stessa.
Man mano che il bambino cresce si modifica anche il suo modo di interagire con il genitore che ormai è in grado di riconoscere:
- il gioco che fanno insieme si arricchisce degli oggetti per i quali il piccolo mostra interesse,
- diventa più ‘fisico’, caratterizzato dalla sincronizzazione delle azioni svolte da entrambi (per esempio il bambino alza le braccia e il genitore lo aiuta a tirarsi su)
- viene sottolineato da filastrocche e canzoncine che sono in grado di anticiparlo
Il bambino impara a capire il comportamento del genitore attraverso le espressioni del suo volto (alza le sopracciglia, sorride, resta a bocca aperta,) e dai suoni che emette per coinvolgerlo.
Dott. M. Marcone Milano