Frida Kalho, La mia balia e io (mentre sto poppando)

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Frida Kalho, La mia balia e io (mentre sto poppando), 1937, olio su metallo, 30,5×34,7 cm Collezione Dolores Olmedo, Città del Messico.

Frida Kahlo (1907-1954) è una pittrice messicana, moglie del famoso artista Diego Rivera. Colpita dalla poliomielite a sei anni e vittima di un gravissimo incidente stradale a 18 per tutta la vita soffrì di dolori e di progressiva riduzione della mobilità. Proprio la protratta forzata immobilità seguita all’incidente la spinse a cominciare a dipingere. Col marito Diego Rivera, sposato nel 1929, ebbe un rapporto tanto intenso e passionale quanto conflittuale, lo amò follemente per tutta la vita e non riuscì a staccarsi da lui neanche dopo le più palesi ed umilianti infedeltà. Diego incoraggiò la sua attività artistica che le diede col tempo larga fama e indipendenza economica. Nonostante la salute precaria e le pesanti lesioni al ventre subite durante l’incidente tentò per tre volte di avere un figlio, ma dovette subire tre aborti. Da un punto di vista stilistico Frida Kahlo sfugge ad un inquadramento netto. Nelle sue tele sono presenti elementi primitivi, naif, surreali, onirici, ma al tempo stesso estremamente concreti e realistici (“ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”). E’una pittura istintiva, con colori forti e contrastanti, molto legata al Messico e alla sua natura di cui Frida si sentiva parte integrante, nonostante il padre fosse un immigrato tedesco di origine ungherese ed ebraica. Basti pensare che per sottolineare la sua appartenenza al Messico preferiva indicare la propria data di nascita non nel 1907, ma nel 1910, anno di inizio della rivoluzione messicana che rappresentò la rinascita del Paese.

La maggior parte delle 200 opere di Frida Kahlo sono autoritratti (“io sono la persona che conosco meglio”) che costituiscono la sua autobiografia pittorica e rappresentano i momenti significativi della sua vita, la sua nascita, l’allattamento, i dolori che la salute malferma le provocava, la sua famiglia ed il suo albero genealogico, il rapporto col marito, gli aborti, la paura della morte, l’appartenenza al suo Paese e la fede nell’ideologia comunista. Frida avvertiva un forte legame con la natura e con il creato, temi ricorrenti nella sua opera usati talvolta come sfondi, altre volte come soggetti principali o elementi decorativi.

 

Io e la mia balia
Quest’opera del 1937 è, a prima vista, piena di contraddizioni e di conseguenza può apparire molto ermetica.
Frida Kahlo fu allattata dalla madre per poco tempo poiché la sorella Cristina (la stessa con cui il marito di Frida, il pittore Diego Rivera, ebbe una appassionata relazione diventata di pubblico dominio) aveva solo undici mesi meno di lei. Per l’allattamento di Frida fu assunta una balia india con cui la bambina non ebbe un rapporto armonico. La balia non amava la piccola e non ne era riamata. Si può quindi pensare che, se le sofferenze fisiche di Frida iniziarono a sei anni quando si ammalò di poliomielite, quelle emotive legate alla solitudine cominciarono molto prima.

Il quadro, come quasi tutte le opere di Frida di piccole dimensioni (30,5×34,7 cm), rappresenta in primo piano la piccola che succhia il latte da una delle mammelle della nutrice che la tiene in braccio. La balia è monumentale, a petto nudo, con il volto celato da una maschera simile agli attributi funerari degli indigeni messicani che le nasconde anche gli occhi. La parte inferiore del suo corpo visibile è di colore grigiastro come una roccia. Frida ha un il suo volto di adulta con le tipiche folte sopracciglia nere e una lieve peluria scura sopra al labbro superiore. Il viso è in dissonanza con il suo corpicino. Non emerge alcun indizio di un contatto affettivo tra le due.
Un altro elemento interessante è la mancanza di logica temporale tra le due figure: la nutrice appare antica come una roccia e Frida è una bimba col volto di adulta. Una simile dissonanza è un elemento tipico del sogno nel quale le persone compaiono come entità scollegate dal tempo e dall’età e un adulto può essere “visto” come bambino e viceversa

Sullo sfondo la lussureggiante vegetazione tropicale. Il cielo grigio chiaro, ma cupo con grosse gocce di pioggia bianca come il latte. La mammella da cui Frida succhia il latte è rappresentata come un albero con fronde e fiori e ricorda gli intrichi arborei ricorrenti nei quadri della pittrice.

Come in altri quadri anche in questo si evidenzia il rapporto di Frida con la sua terra che ha tra i suoi attributi proprio quello di dare la vita e nutrire. La terra è per definizione la “grande madre” e questo aspetto non poteva non essere sottolineato in un’opera di Frida Kahlo, legata tanto intimamente alla natura del suo Paese da rappresentarla infinite volte nei suoi quadri. La nutrice assomiglia ad una roccia o ad un albero, cioè a un elemento naturale di un macrocosmo di cui Frida si sente parte imprescindibile e che non abbandonerà mai qualunque cosa accada.