La gravidanza è la fase della vita in cui il corpo della donna cambia più radicalmente rispetto alla sua impronta iniziale. I cambiamenti sono anche posturali, perché la pancia che si allarga va a cambiare il baricentro del corpo femminile. Ne consegue che tutti gli altri distretti corporei (ginocchia, piedi, gambe, schiena) cambieranno a loro volta.
Succede, però, che qualcosa vada storto e che si inneschino dei malfunzionamenti che portano a una postura scorretta. Per esempio, quando cambia la morfologia del bacino (che si allarga e quindi adatta per accogliere il bimbo), l’adattamento può portare a problemi correlati, per esempio a un’anca o a un piede.
Non si tratta di patologie gravi, ma sicuramente rendono più difficile la conduzione di una vita quotidiana normale perché creano irritazioni, limitazioni e quindi un fabbisogno energetico maggiore per gestire il problema.
Un esempio? La sensazione di respiro difficile. In questo caso il diaframma – il muscolo che divide la cavità toracica da quella addominale e contribuisce fortemente alla respirazione – viene limitato nella sua funzione e viene schiacciato dal feto e dalla placenta, che occupa spazio nella cavità addominale, creando il cosiddetto fiato corto e innescando un eccessivo utilizzo della muscolatura accessoria della respirazione (che si trova nel tratto cervicale), causando tensione e dolore al collo.
La valutazione del primo trimestre
L’osteopata si mette al lavoro sin dal primo trimestre, periodo fondamentale per vedere com’è la situazione di partenza, la conformazione del corpo e, in base a questo, i rischi possibili.
Dal secondo trimestre in poi accompagna la gestante con trattamenti cadenzati e personalizzati (ogni donna è diversa: quindi per alcune servirà un trattamento settimanale, per altre mensile e per altre magari anche trimestrale), cercando di trovare l’adattamento di quel distretto corporeo che non si evolve con la situazione posturale.
A ogni seduta effettua quindi dei test di mobilità e palpatori generali (per compararli con gli stessi effettuati la volta precedente) e dei test più specifici che cambiano di volta in volta a seconda delle esigenze. Sono test della mobilità della colonna, squat test o della mobilità sacroiliaca.
Così facendo, l’osteopata scova la natura del problema e trattando quella disfunzione primaria, a cascata andrà a sistema il resto.
Commento dell’osteopata
Il lavoro dell’osteopata è quello di vedere il corpo come un’unità di sistemi che agiscono in cooperazione: se uno non funziona, anche gli altri ne risentono. C’è poi un punto fondamentale da spiegare: in gravidanza l’osteopata ragiona sempre per due e non tratta solo un corpo. Mamma e bambino sono infatti due unità che devono concatenarsi. Se una mamma non “adatta”, come si dice nel nostro campo, anche il piccolo ne risente.”
Alessio Testa, osteopata membro ROI, docente dell’istituto Soma di anatomia palpatoria funzionale, ha collaborato con il reparto di Neonatologia dell’Ospedale Del Ponte di Varese e ha pubblicato uno studio sull’efficacia del trattamento manipolativo sui neonati prematuri.
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