Attività post scuola sì o attività post scuola no?

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Molto spesso le mamme mi domandano che tipo di attività consiglio per il dopo scuola: inglese, canto, calcio, tennis, nuoto o addirittura capoeira. Sono mamme di bambini che hanno dai 2 ai 6 anni che frequentano la scuola dell’infanzia sette ore al giorno.

Sempre più frequentemente, la routine di bambini così piccoli è scandita da diverse attività settimanali e il tempo viene impegnato e riempito ad ogni costo. Insomma, un bambino di appena quattro anni si ritrova ad avere una vita organizzata e pianificata come quella di uno studente universitario, con tanto di calendario.

Le stesse mamme che mi domandano quali attività è meglio che faccia il loro bambino, sono anche le mamme che mi chiedono come mai loro figlio non ha più voglia di venire a scuola e se ho qualche idea per convincerlo ad andare alla lezione di nuoto, perché fa dei capricci tremendi tutti i martedì.

Partendo dal presupposto che a scuola si svolgono molte attività, sempre nel rispetto dei tempi e dei ritmi del bambino, se riempiamo anche il tardo pomeriggio di nostro figlio è come se un adulto dopo una giornata di lavoro tornasse a casa e fosse “obbligato” a lavorare ancora, invece di poter scegliere di fare quello che più gli piace (un aperitivo con gli amici, una lezione di yoga o stendersi sul divano a guardare la televisione…).

Non fraintendetemi, non voglio dire che è il bambino a decidere cosa fare e se andare a nuoto oppure no ma è importante tenere conto che quando escono da scuola sono spesso affaticati dalla giornata passata, non parlo solo di una fatica fisica e mentale, perché hanno fatto dei laboratori, ma anche di una fatica emotiva in quanto sono stati lontani dalle loro persone di riferimento e dal loro luogo sicuro, la casa.

Quello che cerco di far comprendere è che i BAMBINI NON HANNO BISOGNO DI TUTTE QUESTE ATTIVITÀ, viviamo in una società molto competitiva nella quale se a 3 anni non fai inglese non sei nessuno (già a tre anni) ma di cosa ha realmente bisogno un bambino di questa età? Questa probabilmente è la domanda corretta che le mamme dovrebbero farsi e non porre a me. Ogni bambino è unico e penso che la mamma sia la persona che conosce, meglio di tutti, i suoi interessi e le sue necessità.

Quello che consiglio è sicuramente di non fissare più di un’attività alla settimana per i bambini di 2 e 3 anni e non più di due attività per i bambini di 5 e 6 anni, magari cercando di variare campo, per esempio un’attività sportiva e una artistica. Credo infatti, che sia molto più importante per lo sviluppo del bambino giocare liberamente a casa, ai giardini, con gli amici o da solo, in modo autonomo, stabilendo regole e iniziando a imparare a organizzare il proprio tempo.

Quello che noi insegnanti chiamiamo “gioco libero” è difatti un momento molto importante se non indispensabile per la crescita, è proprio attraverso di esso che il bambino scopre e incontra la realtà che lo circonda. Il gioco libero è quel tipo di gioco che nasce dalla fantasia dei bambini e che viene guidato dal desiderio di conoscere e dai materiali e dai giochi a disposizione.

Il gioco consente di sviluppare l’autonomia e la sicurezza in se stesso, permette di iniziare ad organizzarsi, di entrare in relazione con l’altro, nel caso si tratti di un gioco di gruppo, iniziando ad esplorare i concetti di collaborazione e condivisione. Questa tipologia di gioco aiuta a gestire il proprio corpo in uno spazio e a controllare le proprie emozioni. Infine, sicuramente è un’ottima modalità per fare scoperte ed esperimenti che ampliano le conoscenze del bambino. Insomma, limitare questa attività che in fondo è la cosa più naturale per un bambino, implica togliergli un mezzo fondamentale per il suo sviluppo, che non può essere sostituito da alcuna attività extrascolastica ma bensì essere affiancato.

Dott. Alice Duse, insegnante di scuola dell’infanzia

Laureata in Scienze della formazione primaria